Non conoscevo Veit Heinichen, scrittore triestino che scopro scrive in tedesco al punto da aver infilato una serie di bestsellers in Germania ed essere quasi sconosciuto in patria. E di conseguenza non conoscevo il suo commissario Proteo Laurenti, sorta di Montalbano del Carso, disordinato quanto efficace.
In A ciascuno la sua morte Laurenti deve affrontare un’inchiesta che parte da un piccolo yacth che si arena in una piantagione di cozze e finisce per riguardare la mafia slava e la tratta delle donne.
Un bel pasticcio che lo coinvolge direttamente perchè lo scomparso (lo yacth arriva solingo) è un austriaco con cui ha avuto a che fare vent’anni prima, quando la di lui moglie era misteriosamente scomparsa. Il caso era rimasto sul gozzo a Laurenti, convinto che il marito c’entrasse e come nella scomparsa ma incapace di dimostrarlo.
L’occasione per recuperare quel caso e fiondarsi nella nuova indagine è ghiotta in una fine estate che ci mostra una Trieste di frontiera, apparentemente serena ma crocevia dei peggiori traffici.
Il personaggio di Laurenti è memorabile. Commissario capace, che si dedica tutto al lavoro ma cerca di fare il suo anche come marito e padre di tre figli adolescenti, cosa che gli riesce inevitabimente a fatica. E così se mantiene l’ordine nelle strade finisce per sfuggirgli quello tra le mura domestiche. Senza contare quelli che vorrebbero vederlo fuori dalla polizia e gli buttano addosso di tutto.
Heinichen è bravo anche a costruire una vicenda da giallo classico ed una serie di personaggi di contorno molto ben caratterizzati, coinvolgenti e capaci di attirare la simpatia (o l’antipatia) del lettore guidato dalla mano dell’autore.
E non ho dubbi che anche trasferito sul piccolo schermo il buon proteo potrebbe avere un successo interessante.