Pescheria

Attualmente riqualificata come sede espositiva di Arte Moderna e Contemporanea, l’edificio progettato dall’ingegner Giorgio Polli nel 1913 aveva la funzione di Mercato Centrale del pesce fino alla metà degli anni Novanta.

La struttura, funzionale ed esteticamente gradevole, rispecchia la volontà di costruire un vero e proprio edificio consacrato al commercio del pesce, che il mare Adriatico ha sempre generosamente fornito alla città di Trieste. Originariamente lo spazio centrale a tre navate prevedeva una serie di banchi del pesce in calcare del Carso, che erano continuamente alimentati dal”acqua contenuta nella cisterna-pompa mascherata dal “campanile” dell’edifico.

L’ironico e benevolo soprannome della struttura, Santa Maria del Guato, è dovuto alla sua struttura che ricorda una Chiesa e rende tributo al pesce “guato”, il ghiozzo un pesce tipico dell’Alto Adriatico.

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Palazzo Carciotti

Affacciato da una parte su Canal Grande e dall’altra verso il mare Adriatico, questo palazzo con la sua cupola di rame e le colonne ioniche racconta la storia della famiglia Carciotti, una della tante nobili famiglie immigrate di commercianti che hanno costruito la storia della città di Trieste, grazie al mare e al commercio.

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Cimitero Austroungarico di Aurisina

In questo cimitero nascosto tra i boschi di roveri e acacie ai piedi del paese carsico di Aurisina ha accolto le vittime della Prima Guerra Mondiale, che a differenza del Regno d’Italia a Trieste inizia nel 1914. Fu una guerra spaventosa, che cambiò per sempre le sorti del continente Europeo e  proprio a Trieste, a quel tempo primo porto dell’Impero Austroungarico, vide arrivare il feretro dell’Arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono imperiale, e di sua moglie Sofia. Mercoledì 1 luglio 1914 la processione funebre arriva a Trieste con la nave Viribus Unitis, costruita dai cantieri navali triestini, e dopo un breve percorso cittadino arriva alla stazione della ferrovia meridionale (Südbahnhof) che li trasporterà fino a Vienna.

Il fronte della dura guerra di trincea non è molto lontana da qui: si trovano infatti a pochi chilometri il monte Ermada e il Sabotino, mentre a una 20 di chilometri si trova il sacrario di Redipuglia.

Canal Grande, Trieste

Canal Canale, sito nel cuore di Trieste e al confine tra il Borgo Giuseppino e il Borgo Teresiano, è navigabile e venne realizzato nella seconda metà del XVIII secolo. E’ il cuore pulsante della città di Trieste e al tempo stesso una perfetta immagine della sua storia passata e recente. Sul canale, che sottolinea lo stretto legame di Trieste con il mare, affacciano diverse Chiese che ricordano i diversi culti presenti in città: nel porto dell’Impero Austroungarico infatti era stata concessa la libertà di culto per favorire l’insediamento delle comunità di commercianti. Possiamo infatti vedere la chiesa cattolica di Sant’Antonio Nuovo, dedicata al Santo padovano, e anche la chiesa serbo ortodossa di San Spiridione con la sua cupola celeste. Poco lontano sulle Rive si trova anche la Chiesa Greco Ortodossa di San Niccolò.

Sul canale inoltre si affacciano alcuni dei più bei palazzi triestini, come palazzo Gopcevic e palazzo Carciotti rispettivamente dimore di alcune storiche famiglie della città.

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Le risorgive del Timavo

Questo luogo mitico di cui raccontano anche Plinio Il vecchio, Tito Livio, Strabone e Virgilio si trova a San Giovanni di Duino, al confine tra la provincia di Trieste e quella di Gorizia dove sorge anche un monumento che ricorda i Lupi di Toscana, reggimento che combatté sul poco distante fronte dell’Ermada durante la Prima Guerra Mondiale. E’ un luogo magico in cui il fiume Timavo, dopo l’inabissamento nelle cavità della terra in Slovenia e 40 chilometri di tratto sotterraneo, torna in superficie per sfociare nel Mare Adriatico.

Virgilio nomina le Bocche del Timavo per ben 3 volte nella sua opera (Ecl 8.6, Georg II,475 Aen I,244) soprattutto nell’Eneide, parlando di Antenore che nel suo viaggio di ritorno da Troia si rifugia proprio in questa zona.

“e valicare le fonti del Timavo

di dove nove bocche tra lo scrosciare lungo del monte

una marea prorompe e ne copre i campi il risonare dell’onda”

Chiaramente si nota come, anche nei testi successivi di Plinio Il Vecchio non vi fosse ancora piena coscienza della natura di risorgiva del luogo, ma il suo fascino anche per questo motivo era forse maggiore. Variabile è anche il numero di bocche individuate che passano da tre, a sette e a nove. Certo è che la bellezza di questo luogo incantato è proseguita oltre il periodo classico grazie all’ulteriore realizzazione della Basilica di San Giovanni in Tuba, realizzata sotto il Cristianesimo nel corso del IV secolo. Questa splendida basilica fu distrutta dall’invasione degli Unni e ricostruita poi con l’aiuto del vicino Patriarcato di Aquileia.

 E’ uno dei luoghi preferiti di Laura, la signora Laurenti, e dove moltissimi anni fa si sono incontrati e conosciuti Proteo Laurenti e la moglie Laura, come raccontato nel romanzo A ciascuno la sua morte

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