Tram di Opicina, Trieste

La linea tranviaria Trieste-Opicina, chiamata semplicemente Tram de Opcina dai triestini, è uno dei simboli della città e un bene molto amata dai suoi cittadini. La linea funge da collegamento tra la città (parte da piazza Oberdan in centro) e il Carso (arriva a Opicina) e in un secolo di storia ha portato moltissimi passeggeri sia in un senso che nell’altro alla scoperta dell’altopiano alle spalle di Trieste o semplicemente al lavoro in città la mattina.

Il rapporto benevolo dei triestini con el tram è testimoniato da una serie di canzoni a lui dedicate e dagli avvenimenti che tutti ricordano, come il deragliamento a causa della forte bora o la disattenzione del macchinista. Insomma, a Trieste una corsa in tram che si arrampica per le ripide salite sui colli che circondano la città non può proprio mancare!

Nel romanzo Danza Macabra proprio sul tram si svolge una memorabile scena

Leggi la storia del Tram su Wikipedia

Osmizza, Carso

L’osmizza è una forma tipica di ristorazione nella zona del Carso Triestino, non è davvero un ristorante e nemmeno un agriturismo, ma spesso una cantina casalinga in cui per un determinato periodo dell’anno i produttori e agricoltori offrono prodotti casalinghi, dal vino agli insaccati.

Ha una tradizione antica e soprattutto legata al mondo austro-ungarico.

Una vera e propria istituzione per triestini e carsolini che si danno appuntamento davanti a un buon bicchiere di vino unito all’uovo sodo, che aiuta a non far salire l’alcolico nettare alla testa.

Se volete trovare un’osmizza vi basterà seguire la “frasca”, il ramo che identifica lo spaccio.

Leggi la storia dell’osmizza su Wikipedia oppure sul sito del Comune di Duino-Aurisina

Per sapere invece quali osmizze sono aperte ecco il sito

Riva Traiana, Trieste

Proprio qui nel romanzo Morte in lista d’attesa arrivano entrambi i fratelli rumeni Vasile e Dimitrescu, coinvolti in un traffico illegale di organi. In particolare le immagini dei camionisti che pranzano grazie a dei fornelletti a gas tra i loro camion sono state ispirate da scene a cui Veit Heinichen ha assistito durante il periodo in cui curava una rubrica settimanale su Trieste per il Bayerische Zeitung.

Da qui infatti rimane ancora attivo il porto di Trieste che un tempo invece si trovava nella parte cittadina a ridosso della Stazione Ferroviaria, ora dismesso e che va sotto il nome di Porto Vecchio. Per questo motivo e in contrasto, il cosiddetto Porto Nuovo ora rappresenta il punto di carico scarico delle grandi navi e dei container  di rotta soprattutto verso la Turchia.

Chiesa di San Silvestro, Trieste

La Chiesa di San Silvestro, poco distante dalla Questura e ai piedi del colle di San Giusto, prima che fosse scoperta la basilica paleocristiana in via Madonna del Mare, era la chiesa più antica di Trieste. Edificata per volere di Bernardo nel XI secolo fuori dalle mura romane, sembra sia stata costruita sulle fondamenta delle case delle sante martiri Eufemia e Tecla. Fino al 1784 fu luogo di culto cattolico, passando poi alla comunità elvetica e valdese.

Leggi su trieste.com o su wikipedia

Castello di Miramare, Trieste

“O Miramare, a le tue bianche torri/ attediate per lo ciel piovorno/fosche con volo di sinistri augelli/ vengon le nubi” così il poeta italiano Giosuè Carducci cantava la bianca pietra del Castello di Miramare a cui ha dedicato una lirica.

Il simbolo di Trieste, visibile da gran parte della città e dal ciglione carsico alle spalle della città, è stato progettato dall’architetto Karl Junker e doveva essere un vero e proprio nido e pegno d’amore per la principessa Carlotta. Purtroppo la storia ebbe un corso diverso e oggi rimane la leggenda per cui gli innamorati non devono varcare insieme la porta del castello, pena la sfortuna d’amore.

Leggi su Wikipedia

Il sito del Castello di Miramare